Canta in inglese, grida in italiano, chiacchiera in giapponese, ride in brasiliano. Niccolò: undici mesi e da due ha smesso quasi di gattonare e saltella da una stanza all'altra. Mi mostra il ciuccio, vuole che lo assaggi, poi ci ripensa e lo rivuole indietro. Mamma e papà si vorrebbero fumare una sigaretta in santa pace sul terrazzino, tra un biberon ed un cambio di pannolini. Ma lui protesta, nessuno può allontanarsi. Un piccolo dittatore. Un duce imperialista totalitario. Il padrone del mondo. La vita è tutta sua.
Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold, When yellow leaves, or none, or few do hang Upon those boughs which shake against the cold, Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang. In me thou seest the twilight of such day, As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest....