Nel sogno di ieri notte c'era un demonio colle fattezze di Stefano Eugenio da giovane o di Mario Staderini che sogghignando mi istigava all'omicidio. E ripetutamente ho ucciso, cercando di nascondere le tracce del mio delitto. Non so descrivere il disagio al risveglio, come se fosse stato tutto vero. L'arma del delitto era un coltello a serramanico e le vittime tutte donne innamorate senza pudore nè vergogna di me e del mio sesso. Le ho colpite nel sonno dopo averne succhiato ogni energia. Penso siano andate dall'altra parte felici. Non credo avessero bisogno d'altro se non del mio sesso. Per fortuna. Mi avessero chiesto di fare scelte impegnative o di dare loro qualcos'altro, sarei crollato. Ora mi cercano. Meglio che mi nasconda bene o che mi svegli. E' la stessa cosa.
Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold, When yellow leaves, or none, or few do hang Upon those boughs which shake against the cold, Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang. In me thou seest the twilight of such day, As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest....