Il papà spiega lo zero ad Andrea, che da poco ha compiuto tre anni e sa contare fino a 5. Gli prende la manina e unisce i polpastrelli del pollice e dell'indice, come quando si fa OK. Poi infila il suo dito paterno nel buco e gli dice: "Ecco, qui dov'è vuoto, dove manca qualcosa c'è lo zero". Andreino si fa serio e ci pensa su, ma non è sicuro di aver capito. Il vuoto è una cosa che non si afferra facilmente. Quella sera la mamma portando in tavola la brocca dell'acqua ne lascia cadere un po' sulla tovaglia di tela cerata. Il liquido forma un piccolo lago di forma perfettamente circolare. Andreino capisce: "E' come l'acqua, lo zero. Rotondo, senza colore, senza sapore."
Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold, When yellow leaves, or none, or few do hang Upon those boughs which shake against the cold, Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang. In me thou seest the twilight of such day, As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest....