Altro sogno che sicuramente ho già fatto. Sono io che corro a rotta di collo in discesa, con paura di non fermarmi più. La via si fa sempre più stretta. La strada di colpo finisce e diventa un prato pianeggiante con l'erba altissima e poi un letto molto basso dove io sono steso a panciasotto e non ho il coraggio di alzare la testa e guardare. Sento insetti che ronzano intorno e chiamo aiuto. Un treno o la metro, non so, arriva sferragliando. Poi riparte, chiudendo le porte fragorosamente. Non si capisce se sono partito o rimasto. Se sono libero o per sempre sepolto.
Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold, When yellow leaves, or none, or few do hang Upon those boughs which shake against the cold, Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang. In me thou seest the twilight of such day, As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest....