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Mare d’inverno


E' una fredda sera di fine gennaio. Un uomo senza soprabito entra nell’unica gelateria aperta della città, proprio di fronte alle barche addormentate del porto. Ha posato la sua sacca sotto il bancone e con un po’ d’affanno nella voce chiede una Vecchia Romagna. Una canzone alla radio riempie il vuoto della sala.
“Mare mare, non ti posso guardare così
perché questo vento agita anche me
questo vento agita anche me…” *
L’uomo non ha un amico con cui festeggiare, così manda giù d'un fiato il liquore e ne ordina un altro.
Tre ore fa, raccogliendo le sue poche cose prima di uscire, alle guardie ha detto che avrebbe brindato da uomo libero. Il portone s’è richiuso alle sue spalle e lui ha assaggiato l’aria brumosa e fredda di fuori. Per un po’ si è guardato intorno, ma non ha trovato il coraggio di entrare nei bar affollati del centro, come se quella non fosse la città in cui è nato.
Sembra impossibile, ma dopo anni di dolore e di lunga attesa la liberazione è venuta così, di colpo. L’uomo non è pronto per la vita di fuori. La barba è incolta, i capelli lunghi raccolti sulla nuca. Ha ancora addosso i pantaloni della tuta e un gilè di jeans senza maniche sopra la maglietta di cotone, troppo leggera per le rigide asprezze del mondo. La brava gente della città, infagottata nei paletot eleganti, si accorge a malapena di quel cinquantenne randagio dall’ espressione un po’ agitata.
Alla fine, stordito, mentre i negozi chiudono e tutti rincasano in fretta, ha preso un autobus fino al capolinea ed è entrato in quel posto. Che strana cosa una gelateria aperta in una sera tanto fredda, proprio davanti al mare! E' come nella canzone:
“…un concetto che il pensiero non considera
è poco moderno
è qualcosa che nessuno mai desidera…”*.
L'uomo pensa che il tempo della galera ha sbiadito i luoghi e le stagioni. Quando sei dentro non sai se è estate e nemmeno se è inverno. Solo anni mesi e giorni. E ore e minuti. Tutti uguali, tutti lunghi come secoli.
L'uomo pensa che delle altre stagioni non gl’importa, ma le estati che ha perduto le rivuole indietro. Forse perché era ai primi d'agosto quando l’hanno beccato. Se lo ricorda bene, quel giorno. Era tutto pronto per partire con la Vanda. E La Costa Azzurra solo a tre ore d'auto ad aspettarli.
La Vanda. Col passare degli anni s’era abituato a spegnere quel pensiero.
“Trovati un altro” aveva detto calmo di fronte a lei nel parlatorio, durante una delle prime visite. Vederla così, senza poterla toccare, lo faceva star male. Lei aveva pianto in silenzio e dopo un po’ non era più venuta. Di quando in quando una cartolina con spiagge affollate, luminose, colorate. Lui comunque era in pace. Così vanno certe cose e la Vanda è bella e libera, come l’estate. Alla fine ha deciso di non pensarla, perché certi sogni agitano dentro e fanno male al cuore. Proprio come nella canzone.
La cameriera si accorge che l’uomo è al terzo bicchierino. Ha gli occhi duri ed una piega amara al lato della bocca e lei non sa se prova pena o paura. E’ una ragazza carina, molto magra. L’uomo non vuole che abbia paura. Cerca di sorriderle e chiede un’altra Vecchia Romagna e l’elenco del telefono.
Il nome si trova subito. L'indirizzo della Vanda è rimasto lo stesso. L'uomo pensa che questo non significa niente. Niente può essere com'era una volta. Ne beve un altro, lo manda giù tutto d’un fiato. Senza pensare si avvicina al telefono e per non sbagliare fa il numero più veloce che può.
“Sono io”.
“Amore, dove sei?” risponde la donna al telefono. “Sei uscito! Non sapevo se mi volevi ancora, non sapevo se... Speravo mi chiamassi tu.”
“Vanda, io…”
“Vieni da me ti prego!”.
“Sei sicura, Vanda? Sono passati tre anni…” dice l’uomo tremando.
“Ti prego, amore mio, vieni subito! Prendi un taxi, vieni!”
L’uomo ordina un’altra Vecchia Romagna per sé e pensa che non ci si può presentare a mani vuote dopo tutto quel tempo.
“Ecco sì, quel semifreddo a forma di cuore, lo vorrei” dice l’uomo. ”E vorrei una confezione speciale, la prego. E' un regalo”. La sua voce adesso è cambiata, ha qualcosa di verde. La cameriera sorride.
“Una confezione speciale per una persona speciale” commenta maliziosa e accende tutte le luci nella sala, perché l’occasione lo merita. “Qui ci vuole una carta lucida, bella rossa direi” dice professionale. “Non si preoccupi, ho quel che occorre. E’ fortunata la sua fidanzata”.
L’uomo è euforico e ride un po’ nervosamente. Ha bevuto troppo e all’improvviso le pareti della gelateria si sono accese di tanti colori. Vede i poster con enormi coppe di gelato guarnite di frutta tropicale. Ragazze esotiche ammiccano dietro i loro sorrisi.
Anche all’esterno della gelateria ci sono luci che lampeggiano. Qualcuno entra deciso, in divisa da carabiniere. La porta del locale si richiude sbattendo violentemente. All' uomo viene in mente la sua cella.
“Eccoti qua, Innocenti? Che fai, festeggi?” E’ la voce beffarda di Valenti. Si conoscono dai tempi della scuola e anche allora non si sono mai potuti soffrire. Hanno la stessa età, ma il carabiniere sembra molto più giovane e anche più massiccio ora che gli si avvicina. L'uomo vede i gradi e la gran quantità di mostrine colorate sul petto. Dal giorno che l’ha arrestato tre anni fa Valenti ha fatto carriera. Tutto il resto invece è rimasto com'era alle medie. Mascella forte, labbra sottili, capelli ben pettinati, occhialetti leggeri. Valenti è sempre stato uno preciso. La divisa in ordine, senza una piega. Valenti è uno che ci crede.
“Ti ricordi dell’altra volta?” Il maresciallo ride cattivo e fa il gesto delle manette che si chiudono ai polsi: clic-clac.
Innocenti non risponde.
“Tre anni” continua Valenti. “Se era per me, ti dovevano tenere al chiuso ancora un po'. Ma tanto prima o poi è lì che torni…”
L’uomo ha gli occhi fissi a terra.
La ragazza del bancone ha continuato ad armeggiare intorno al suo cuore rosso e non ha sentito nulla. Ora presenta trionfante quel piccolo capolavoro ed il conto da pagare. Il carabiniere strappa il pacchetto dalle mani di Innocenti.
“Accidenti, ma è un cuoricino!” dice Valenti. “Non sarà mica per chi penso io?”
La cameriera arrossisce visibilmente imbarazzata.
L’uomo stringe i pugni e ora fissa negli occhi il maresciallo. “Una vera signora, quella lì“ continua cattivo Valenti. “Chissà con chi se la spassava, mentre marcivi al fresco?”.
All’uomo scoppiano le tempie. “Non è vero!” grida. Barcollando cerca di afferrare per il bavero il maresciallo che lo schiva tranquillo, lasciandolo rovinare a terra.
“Ok, Innocenti, faccio finta che non sia successo niente” sibila Valenti. “Attento però. Tu riprovaci e ti ficco dentro. E stavolta non esci tanto presto!” Poi riprende un contegno militaresco ed esce. Un istante dopo l’auto di servizio riparte sgommando.
Due adolescenti entrano e chiedono una cioccolata calda sistemandosi in fondo alla sala. La cameriera li serve e poi ritorna al bancone, giusto in tempo per vedere l’uomo che esce con la sua sacca rigonfia sulla spalla.
Vicino alla cassa lo scontrino con i soldi. E un piccolo cuore rosso fiammante.

*"Mare d'inverno" di Enrico Ruggeri. Canta Loredana Bertè.



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