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Mè àmia sartora

Iùtela ti la to àmia morta
che te à 'olést cussì ben
anca senzha parlar.
Tu te eri an cenìn picenìn
tu te me ciaméa "la mìa mìa"
da tant che ère toa.
Iùteme indès
che tu te à fat on
zherca par mi
che no posse pì gnent
l'à da essar ancora,
varda ben,
int'un canton scondésta,
'na vèsta zhatemp imbastìa
e no mai finìa.
No 'i m'à lassà da cusirla
parché l'era rivada zhà l'ora
de portarme via.


Mia zia sarta

Aiuta tu la tua zia sarta
che t'ha voluto tanto bene
anche senza parole.
Tu eri un bambino piccino
tu mi chiamavi "la mia mia"
da quanto ero tua.
Aiutami adesso
che ti sei fatto uomo
cerca per me
che non posso più niente
deve esserci ancora,
guarda bene,
nascosta in un angolo
una veste già imbastita
e mai finita.
Non me l'hanno lasciata cucire
perchè era già arrivata l'ora
di portarmi via.

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TRADUZIONI. SHAKESPEARE SONETTO 73

Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold,  When yellow leaves, or none, or few do hang  Upon those boughs which shake against the cold,  Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang.  In me thou seest the twilight of such day,  As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest....

Aquila di Lord Alfred Tennyson

Con artigli deformi la rupe afferra; Intima del sole su desolata terra ella si leva e l'azzurro mondo la rinserra. A lei s'inchina la superficie increspata; Dai suoi montani spalti ella scruta Ed è come la folgore precipitata. He clasps the crag with crooked hands; Close to the sun in lonely lands, Ringed with the azure world, he stands. The wrinkled sea beneath him crawls; He watches from his mountain walls, And like a thunderbolt he falls. ©trad.Bruno Martellone- Treviso, 3/3/2012

Shakespeare - Sonetto 35 (traduzione)

Per ciò che hai fatto non ti crucciare Le rose hanno spine, fango le fonti Eclissi e nubi coprono la luna e il sole Nella più dolce rosa un verme vive. Sbagliano tutti ma fu mio errore  difendere te frodando me stesso  Ora per scagionarti vado in rovina giustificando una colpa senza scuse. E poiché sono complice del tuo peccato sono ad un tempo tuo contraddittore E tuo avvocato e di me stesso accusatore E tanto in me duellano odio e amore Che contro la mia volontà faccio il palo alla dolce ladra che spietata mi deruba.