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Scrivere. Prima è perfetta solitudine. Alla fine tutto è di tutti. Ma solo alla fine.


Francesca Trevisan Talvolta neanche alla fine.
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Bruno Martellone Vero. E' solo un'eventualità.
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Marina Schiavinato Dal momento che termini uno scritto, qualsiasi forma esso assuma, appartiene al lettore....
Bruno Martellone D'accordissimo, anche se con la precisazione che il "momento" in cui il testo non è più dell'autore, ossia la conclusione della scrittura, non necessariamente è seguito e comunque coincide con l'acquisto in favore di altri o di tutti. Questo a rigore si ha solo con la "lettura". Che può anche non esserci, dipendendo il "seguito", una volta concluso il testo, da vari e non sempre prevedibili eventi. Ad esempio la distruzione del testo, magari ad opera dell'autore, il suo smarrimento (basta non ricordare il titolo del file, a volte). Anche l'indicazione data al destinatario di non divulgare il testo, oppure il c.d. "incest-inaggi-o" avvenuto dopo solo tre pagine di lettura ed ogni altra forma di mancata pubblicazione, nella misura in cui impediscono la lettura o limitano la circolazione del testo, rendendo eventuale e variabile seguito, ne condizionano in senso risolutivo o sospensivo l' "appartenenza" ad un determinato e concreto lettore o ad un "lettore" potenziale. Lettore che, proprio in quanto di fatto o di diritto il testo gli appartiene, da quel momento diventa (ri)scrittore del medesimo.

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TRADUZIONI. SHAKESPEARE SONETTO 73

Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold,  When yellow leaves, or none, or few do hang  Upon those boughs which shake against the cold,  Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang.  In me thou seest the twilight of such day,  As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest....

Aquila di Lord Alfred Tennyson

Con artigli deformi la rupe afferra; Intima del sole su desolata terra ella si leva e l'azzurro mondo la rinserra. A lei s'inchina la superficie increspata; Dai suoi montani spalti ella scruta Ed è come la folgore precipitata. He clasps the crag with crooked hands; Close to the sun in lonely lands, Ringed with the azure world, he stands. The wrinkled sea beneath him crawls; He watches from his mountain walls, And like a thunderbolt he falls. ©trad.Bruno Martellone- Treviso, 3/3/2012

Oscurità di Lord Byron

Ho fatto un sogno che non era del tutto un sogno: Il sole luminoso era svanito, e le stelle vagavano spegnendosi nello spazio eterno, senza più meta né raggi, e la terra gelata ruotava fangosa e cieca nell'aria senza luce; venne il mattino e andò e venne, ma senza il giorno, E gli uomini scordarono le loro passioni nell’incubo di questa loro desolazione; e il cuore di ognuno si ghiacciò in un'egoistica preghiera di luce: e stettero presso i fuochi dei campi e allora tutto - troni, palazzi di re incoronati, tuguri abitazioni o qualunque cosa li ospitasse tutto bruciò come fosse torcia. Città scomparvero e gli uomini vennero attorno alle case avvampanti per guardarsi in faccia per l’ultima volta; e quelli che stavano nell’occhio dei vulcani accanto alla loro montagna di fuoco erano felici: una paurosa speranza aveva preso il Mondo; le foreste presero fuoco, ma un’ora dopo l’altra crollarono incenerite, e i tronchi crepitando svanivano con un suono secco - e tutto era oscurità. Tr...