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Visualizzazione dei post da maggio, 2016
Ambigua potenza della scrittura. Consente il dialogo con sè stessi, supera barriere di tempo e di spazio invalicabili per la comunicazione orale. Ma uccide il dialogo io-tu, per il quale è necessario alzare lo sguardo dalla pagina e guardarsi negli occhi. La scelta di Socrate di non scrivere, per poter dialogare.
Anche se ancora molto timide, le mie mattine ogni mattina ritornano. Buongiorno fino a stasera.
La gelosia è una pulsione per sua natura violenta. Diventa socialmente pericolosa quando socialmente giustificata, come nel caso della gelosia maschile (nelle società patriarcali).

A un’apparizione

Ascoltavo nel buio come l’aria di seta Attraversava le finestre rimaste aperte Nella magia notturna tutti erano immobili Mormorava la fonte dietro la casa muta Poi sei apparsa tu stella della mezzanotte E dai prati addormentati è salita la vita Le mie labbra ora hanno sete di te E sei più bella di ogni altra stella conosciuta. Prima che tu apparissi era senza fine La caduta, senza speranza di forma Ora il volo della tua grazia mi porta da te Della tua bellezza seguo l’orma illuminata Ringrazio il cielo abitato di luci erranti E il profumo che ora inonda il mio letto.

Ora che sappiamo

La vita che fu ritorna col nuovo calore Parole usate, vestiti vecchi, libri letti Vecchi innamorati e rifiutate amanti Ora che sappiamo cosa andava fatto Cosa dirà stanotte l’usignolo in canto? Che profumo avranno la rosa e il giglio Del giardino? Se non sai chiedi al sole Del mattino a cosa serve il crepuscolo. L’argento della vita è nel nuovo cuore Rame e oro brillano alla nuova luce L’amato dall’ amore non teme amore La più antica rima nuova gli appare. Non cerca l’unità chi l’ ha dentro di sé Né l’immortalità chi all’ aurora è nato.

Passeggiata

La tua passeggiata erano i fili d'erba E i ciottoli lisci e le foglie danzanti Nel maggio che non sapeva E ti salutava coi fiori tra i capelli Sul prato immobilità d'amore Contemplativo lungo le rive Il soffio lieve lieve come il bacio Scivolava piano dentro di te. Apriva le palme e i suoi regali Erano il non confessato indizio Della tua insaziabile fame Allungava la mano verso di te Per afferrarti tutto e tenerti Sul cuore dove tutto si calma.
Qualcuno spia i miei incubi, lo so e vorrebbe vietarmi di raccontarli. Nel sogno di questa notte ero seduto in cucina e rigiravo il cucchiaio nella zuppiera. Dentro c'era il mio cervello. Qualcuno, forse io stesso ripeteva a bassa voce lo vedi che è gravemente leso? La malattia non passa più, diceva. Nella zuppiera attorno al mio cervello nuotavano spermatozoi fluorescenti ed appicicaticci.
Stamattina mi sono svegliato con questa in testa: Làmpa làmpa làmpa Chi ccè more e chi ccè campa Ce càmpa 'na gallina Uèzz' marìna! La sentivo da piccolo da mio nonno Pasquale e non riesco a smettere... Nessuno la conosce. Che cosa vuol dire? Sono più di 50 anni che me lo chiedo. Dimenticavo. L'effetto sul bambino che ascolta è una specie di assorta paralisi. Alla fine della filastrocca, è obbligatorio un buffetto sul naso o fare il solletico al bambino, il quale è preso dall'incantamento e non è in grado di reagire. Si tratta forse di una formula magica per catturare bambini e poi mangiarli?

Facile

L’estate dopo la maturità partii per i mari del Sud con mio fratello e i soliti amici. Il nostro obiettivo era un campeggio per famiglie sul litorale pugliese. Eravamo in cinque e dividevamo una canadese per quattro, usata. Nessuno la sapeva montare. Trafficammo per ore ed alla fine si decise che andava bene anche se pendeva da una parte. Se pioveva non avrebbe retto. Ma per fortuna quella fu un’estate asciuttissima e non piovve mai. A turno, uno di noi dormiva fuori della tendina. Era certamente il più fortunato, perché là sotto non si respirava e regnava il caos. Fu la vacanza più strana della mia vita. Una cosa però la ricordo con emozione. Un bellissimo risveglio all’alba in riva al mare. Una specie di favola erotica che col tempo, forse, si è arricchita di qualche particolare non del tutto certo, ma più vera del vero. Come lo sono i sogni. Quella notte toccava a me dormire fuori della canadese ed ero felice. Di nascosto dai miei amici avevo conosciuto una ragazza. Tedesca, bionda
Fede e abitudine, ossia l'insensata pretesa di durare. Il tempo le distrugge. Solo la loro distruzione dura. nel tempo.

Solo stelle

Sono solo stelle Lontanissimi sguardi Le scrutiamo ogni notte Ma non è certo che siano per noi. Le ho scoperte quand’ero bambino E le credevo un segreto Solo per me. Ma sono solo stelle Mi hanno detto un giorno Puoi vederle quando vuoi Tutte le notti. Il buio è di tutti Come la pagina bianca. E per tutti sono le stelle Come le parole. Le stesse parole che io dico a te Qualcun altro le dice. E’ il segreto di tutti E anch’io da tempo lo so.
Una cosa è certa. Ciò che fu scritto non è mai quel che vien letto. (La sede più appropriata, tra l'altro, per indicare il nome dello stampatore, sarebbe il frontespizio se non la prima di copertina, essendo autorevole autore quantomeno dei refusi.)
I figli non parlano la lingua dei padri. La imparano solo quando sono alla fine. Come il capitano Trotta.
Scrivere. Prima è perfetta solitudine. Alla fine tutto è di tutti. Ma solo alla fine. Francesca Trevisan   Talvolta neanche alla fine. Mi piace  ·  Rispondi  ·  1  ·  3 h Bruno Martellone   Vero. E' solo un'eventualità. Mi piace  ·  Rispondi  ·  1  ·  3 h Marina Schiavinato   Dal momento che termini uno scritto, qualsiasi forma esso assuma, appartiene al lettore.... Non mi piace più  ·  Rispondi  ·  1  ·  1 h Bruno Martellone   D'accordissimo, anche se con la precisazione che il "momento" in cui il testo non è più dell'autore, ossia la conclusione della scrittura, non necessariamente è seguito e comunque coincide con l'acquisto in favore di altri o di tutti. Questo a rigore si ha solo con la "lettura". Che può anche non esserci, dipendendo il "seguito", una volta concluso il testo, da vari e non sempre prevedibili eventi. Ad esempio la distruzione del testo,