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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

Come acqua di fiume nel profondo mare

Pensare che la giornata è ormai finita E credere d’avere visto davvero D’essere forse esistito Forse teneramente Come esistono i prati di fine autunno O fragilmente Come l’albero vuoto di canti Che s’inchina alla brezza della sera Sentire che la lotta è perduta Nel corpo senza più voglia Nell’ anima senza attese Vedere la ferita che non sanguina più L’ombra che avanza Che s’allunga dietro l’ultima casa Perdermi fino all’ultimo nei tuoi occhi Come acqua di fiume nel profondo mare.

Il canto del mattino

Ti tradiva il tono della voce Mentre mentivi un sì precipitoso Troppo freddo quell’accento Scivoloso come il ghiaccio Moriva dentro l’aria di vetro Il cupo rimbombo della rovina Era la verità più pura di chi sa Quella del nomade senza fede Avessi ascoltato la mia storia Di caduta stella senza pace La follia dei tuoi capelli neri Oggi sarebbe luce del cammino Ma dice no il canto del mattino Mentre ride di me un cielo bianco.

Era verità il velo non il mondo

Il quotidiano addio al mondo Il calare del sipario sulle cose Che tocca il fondo delle cose Che ridà distanza dalle cose Somigliava alla perduta verità La disvelata nudità del mondo La verità che riconnette a verità salvando dall’offesa del doppiofondo Ma ora taci alla sorpresa dell’ultima rivelata offesa Era verità il velo non il mondo La verità non è che addio La verità è lo sguardo di un dio Distolto dalla nudità del mondo .

Cercando il filo del perduto lemma

Era un riverbero d’altri tempi Una luce dimenticata e confusa Non dava direzione al passo E neanche misura alle cose Perché nel sogno non c’era verso Io mi chinavo sulla terra nuda In ginocchio pregavo muto Cercando il filo del perduto lemma Non rispondeva più al mio passo L’unità interrotta in ogni forma Solo un breve fruscio di foglie Mi ricordava che la morte esiste E che la vita dura un istante. La voce del cuore era spenta.

Tra la mia vita e la tua (voce di Alcesti)

Tra la mia vita e la tua C’è la storia Mille volte raccontata Mille volte ripresa E’ inutile che tu neghi l’evidenza Io sono con te Dentro di te Ho guardato giù, tra la mia mano e la tua Mentre affondavi la tua penna nelle mie viscere Ho respirato la tua pelle Ho ritmato il mio desiderio E tu hai scavato nel mio ventre Puntando l’indice Come faceva mio padre Verso mia madre Ma lei era con lui Mentre lui era dentro di lei Esattamente come io con te E tua madre con tuo padre Del resto tutti siamo nati così Per effetto dello scavo di una vanga che va oltre la superficie Seme nella terra per sempre dissodata Hai guardato giù, tra la mia mano e la tua Mano con mano Fronte con fronte E hai scavato E io ho amato la sanguinante durezza Che mi scavava Sanguinando d’amore Sanguinario come te Più duro di te Se anche tu guarderai Tra la tua mano e la mia Amerai di una dura amarezza E il mio amaro durare sarà per te Sempre più puro e trasparente Non meno duro N

Fragile

Mi guardi di sfuggita e io vado in frantumi Fragile come il vetro Come un sottile Foglio di carta velina Un punto invisibile Lo sfiori e mi lacero E nemmeno io so dov'è E neanche tu forse l'hai capito Lo volevi solo lambire La tua carezza mi ha fatto morire Il tuo occhio mi ha sbranato Le tue lacrime mi conducono al mare Dove forse mi rifarò la vita.

E’ ricchezza selezionata dal tempo

E’ perché di me conosci ancora poco che ti stupisci dell'improvviso dono che ogni volta elargisco Eppure lo puoi vedere benissimo dallo sguardo Dal tocco raro inaspettato della mano sulla pelle E' ricchezza selezionata dal tempo, quel che resta di uno sfumato patrimonio E' il cuore mio che attende chiuso nel fondo del cassetto di un tavolino da te

Aoristo

Conosci te stesso γνῶϑι σεαυτόν E' aoristo e dunque Non il singolo atto di conoscenza Ma l’azione stessa del conoscersi Valida oggi non meno che ieri o domani E non del conoscere quest’io che sono Ma piuttosto l’in se di se medesimo, Per conoscere infatti chi sei Devi dovevi e dovrai prescindere Anzi no, meglio: andare oltre Lo scorrere senza riposo degli eventi Oltre i confini, fuori dalla durata Fino al limite dell’orizzonte infinito. Diciamo “aoristo” per dire il possibile Anzi, no, meglio: la possibilità stessa che di sé per sé si nutre Che tralascia gli accidenti ed è uguale nel presente, nel passato, nel futuro La nascita del tutto è un trascurabile istante E al tempo stesso è l’inizio della fine. Ricorderò per sempre porterò dentro di me Uno per uno i tuoi singhiozzi La tristezza che si ripete sempre più stanca Il momento in cui scoppiavi a piangere L’ultima lacrima inghiottita dal silenzio.

Pioggia nel sole d'aprile

Non è inizio d’estate questo caldo improvviso Venuto col primo temerario sole d’aprile Che scintilla baluginando nella pioggia verticale Il traffico della sera giù nella strada L’aria che sale dalla città crepuscolare Confusione di stoviglie al piano di sopra Odore di pesce arrostito e di vino Il quotidiano assillo è interrotto da un palpito Inaspettato: un pensiero d’amore. Ti penso e - forse è vero - anche tu mi pensi. E mi chiedo: perché? Perché sono sempre più uniti i miei pensieri Ai tuoi? Perché mentre mi parli di cose che so, Sento l’altra tua voce, quella con cui a volte Comunichi senza lasciare andare le parole Quella che mi sussurra cose che non so All’orecchio, piano che nessun altro senta? Perché è diventata assurda l’idea Di potere stare lontano da te? Ecco, poco fa per esempio Mi sembrava la tua voce alla radio Ma forse tu canti con più cuore e forse Non è canto questo che viene a tratti Ma piuttosto pianto triste trattenuto Come di gravida senza s

Un piccolo mazzo di calle e di viole (racconto)

Era impossibile non accorgersi di lei. Anche guardarle gli occhi. Troppo blu, non ci riuscivo. Lei lo capì subito e tutte le volte che incrociavo il suo sguardo mi sfidava con un sorriso mentre abbassavo il mio. Ero da due mesi in clinica e la mattina che arrivò fumavo in giardino con altri pazienti. “Mi regali la pipa?”, disse fissandomi. Finsi di non sentire. Lei si guardò intorno senza troppa speranza. “Bel posto qui. Nessuno che sappia come si tratta una signora?” disse con un sorriso forzato. Nei giorni a seguire ci incrociammo più volte. Senza mai parlare, senza nemmeno guardarci in faccia. “Occhiblu è una gran figa” disse una sera Alberto il mio compagno di stanza. “Mi fa tornare la voglia che avevo prima delle medicine.” “Non pensarci, Alberto, spegni la luce”. Arrivò domenica, giorno di visite. Con il permesso del primario, se garantiva un parente o un amico, si poteva uscire. Per me venne Giulia dalla città. Mi portò a pranzo sui colli, poi salimmo in una camera che aveva pre
Due parti simmetriche di me: una che dice si, anche quando è no; l'altra che non sopporta che gli si dica no. Imparare a gestire il conflitto, senza averne paura e senza che divenga distruttivo. Un cammino in salita. A volte una fatica di Sisifo.