Quando finisce l'infanzia? Certe sere è ancora come quando avevo otto anni e mi trovo a guardare dal letto immerso nel buio la luce che filtra di sotto la porta chiusa. E' ancora la porta chiusa che separa la mia cameretta dalla stanza dei miei genitori. Raramente, quasi mai ho oltrepassato quella porta. Non restava che attendere che la luce si spegnesse permettendomi finalmente di prendere sonno.
Tutte le notti era così. Solo una volta fu l'imprevisto. Un urlo mi svegliò improvviso, come lo strillo di una bambina alla quale avevano spezzato le ossa, alternato a singhiozzi disperati. La luce sotto la porta si era accesa. Aspettavo inutilmente nella mia cuccia che il pianto finisse. Mi levai dal letto e raccogliendo tutto il coraggio che poteva avere un bambino mi appesi alla maniglia. La porta si aprì rivelando mia madre che giaceva in terra gemendo come un'infante cui hanno rotto la bambola e chiamando "Papà!" Mio padre, le mani sul volto, non sapeva che fare e gemeva anch'esso. Poi si accorse di me e mi prese per un braccio rimportandomi nella mia cameretta. La porta si richiuse. Mia madre gridava ancora, sempre più forte. Malgrado affondassi la testa nel cuscino non riuscivo a cancellare quello strazio infinito. Poi tacque. Qualche bisbiglio ancora e lo spiraglio di luce di colpo si spense. Quella porta non fu aperta mai più.