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Rovine viene da ruo,-is
correre uscir fuori
premendo affrettatamente
e con forza
travolgendo tutto
tutto rovinando
detto di persone di voci di fiumi
del tempo umano
di cui i latini hanno avuto tra i primi coscienza
ben sapendo che verso il proprio destino
non si va lento pede
ma ciecamente fuggendolo
vi si precipita in mezzo
quasi correndo alla rovina

(ferme fugiendo in media fata ruitur)

Ma ruere è anche
secondo un diverso significato
mettere sossopra
scavare e sconvolgere
dal profondo rivolgere
come fa con la terra l'aratro
o col mare la prua della nave
e talora con furia
arraffare ciò che è caduto
o si è rotto
o che dalla quiete profonda
è stato strappato
e ora è spoglio esposto
per farsi oggetto di vendita
o per essere preda
secondo quest'altro uso del verbo
ruta caesa dirà poi
il latino delle Pandette
sostanzialmente ciò che noi ora chiamiamo
beni mobili
opposti all'inamovible solidità
della terra e di quanto resta
alla terra stessa ancorato
tutto ciò che tagliato o scavato
puoi tenere per te se riesci
salvandolo dalla vendita della casa
poche inutili cose
resti o rovine
sulle quali nulla puoi edificare.

(in rutis caesis ea sunt
quae terra non tenentur
quaeque opere structili tectorive
non continentur)

Enim vero
chi rompe paga
e di quel che ha tratto in rovina
resta padrone.

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TRADUZIONI. SHAKESPEARE SONETTO 73

Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold,  When yellow leaves, or none, or few do hang  Upon those boughs which shake against the cold,  Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang.  In me thou seest the twilight of such day,  As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest.  In me thou

Aquila di Lord Alfred Tennyson

Con artigli deformi la rupe afferra; Intima del sole su desolata terra ella si leva e l'azzurro mondo la rinserra. A lei s'inchina la superficie increspata; Dai suoi montani spalti ella scruta Ed è come la folgore precipitata. He clasps the crag with crooked hands; Close to the sun in lonely lands, Ringed with the azure world, he stands. The wrinkled sea beneath him crawls; He watches from his mountain walls, And like a thunderbolt he falls. ©trad.Bruno Martellone- Treviso, 3/3/2012

Shakespeare - Sonetto 35 (traduzione)

Per ciò che hai fatto non ti crucciare Le rose hanno spine, fango le fonti Eclissi e nubi coprono la luna e il sole Nella più dolce rosa un verme vive. Sbagliano tutti ma fu mio errore  difendere te frodando me stesso  Ora per scagionarti vado in rovina giustificando una colpa senza scuse. E poiché sono complice del tuo peccato sono ad un tempo tuo contraddittore E tuo avvocato e di me stesso accusatore E tanto in me duellano odio e amore Che contro la mia volontà faccio il palo alla dolce ladra che spietata mi deruba.