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Sento dire "è un atto di terrorismo, perché l'effetto è terroristico". Partire dall'effetto mi pare una stupidata, soprattutto se si vuol capire come combattere il terrorismo. Bisogna avere invece ben chiare le origini del fenomeno, ricostruire il profilo degli attentatori. Una cosa è il terrorismo politico organizzato, ossia quello dove il terrore è praticato da un'organizzazione come mezzo per raggiungere i propri fini politici (es. destabilizzazione delle istituzioni legittime), un'altra cosa sono due persone isolate, privi di legami anche indiretti con un'organizzazione terroristica. Il fatto che i due si "ispirino" all'ISIS o che quest'ultima rivendichi l'attentato come rientrante nella propria strategia, senza nemmeno sapere chi l'abbia compiuto fa riflettere. Ma mi pare difficile che una tale forma di lotta politica se tale può chiamarsi, al di là del puro terrore perseguito in sè, abbia qualche chance. Ad un certo punto rivelerà la propria disperata impotenza. Che è a sua volta un problema, ma sopratutto per il mondo dell'islamismo più estremo. C'è poi il problema (ne sappiamo qualcosa noi italiani) della "strategia della tensione" eterodiretta o anche solo opportunisticamente perseguita. Nell'attacco di San Bernardino e soprattutto nella gestione "mediatica" che ne è seguita ci sono molte cose che suonano stonate.

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TRADUZIONI. SHAKESPEARE SONETTO 73

Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold,  When yellow leaves, or none, or few do hang  Upon those boughs which shake against the cold,  Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang.  In me thou seest the twilight of such day,  As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest.  In me thou

Aquila di Lord Alfred Tennyson

Con artigli deformi la rupe afferra; Intima del sole su desolata terra ella si leva e l'azzurro mondo la rinserra. A lei s'inchina la superficie increspata; Dai suoi montani spalti ella scruta Ed è come la folgore precipitata. He clasps the crag with crooked hands; Close to the sun in lonely lands, Ringed with the azure world, he stands. The wrinkled sea beneath him crawls; He watches from his mountain walls, And like a thunderbolt he falls. ©trad.Bruno Martellone- Treviso, 3/3/2012

Shakespeare - Sonetto 35 (traduzione)

Per ciò che hai fatto non ti crucciare Le rose hanno spine, fango le fonti Eclissi e nubi coprono la luna e il sole Nella più dolce rosa un verme vive. Sbagliano tutti ma fu mio errore  difendere te frodando me stesso  Ora per scagionarti vado in rovina giustificando una colpa senza scuse. E poiché sono complice del tuo peccato sono ad un tempo tuo contraddittore E tuo avvocato e di me stesso accusatore E tanto in me duellano odio e amore Che contro la mia volontà faccio il palo alla dolce ladra che spietata mi deruba.