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Il Protettore dei Dati (favola)

Quella sera avrei incontrato Roberta. Ci eravamo conosciuti in Facebook. Mi aveva chiesto l’amicizia prendendo lei l’iniziativa. Era rimasta incuriosita da certe foto di donne bellissime che erano comparse nella mia bacheca, postate da nonsochi e pensava che potessi aiutarla a incontrarle.

Disse che amava le donne, ma non aveva nulla contro gli uomini. Dopo una settimana scoprii che lavorava nello stesso edificio dove aveva lo studio il mio avvocato. Si occupava di consumi e bollette per una compagnia telefonica ed aveva accesso alla Banca Dati della clientela. Me lo disse quasi subito come se volesse mettermi in guardia da qualcosa. Inutilmente, perchè al momento non mi toccò il pensiero che anch’io ero cliente della stessa compagnia.

In quel tempo ero particolarmente in crisi con mia moglie. Era rimasta di nuovo incinta, dunque avrei potuto per un po’ riposare. E invece no. Alice pretendeva di essere presa continuamente. Dormiva poco la notte e mi assaliva senza sosta acquietandosi solo poco prima dell’alba. E ogni volta mi ricordava che se voleva avrebbe potuto sapere ogni cosa di me. Alice è mia moglie. La madre dei miei figli. E’ la padrona del mio cazzo, secondo la legge.

Io la legge la trasgredisco appena posso. Appena mia moglie si gira dall’altra parte. Però legalmente metto incinta solo lei e tutto il resto avviene con il mio ed il suo consenso. Di questo sono perfettamente cosciente. Ed anche lei lo sa bene.

Io e Alice ci eravamo conosciuti in modo davvero strano. Ero sceso giù nello scantinato del condominio a cercare il contatore. La luce se n’era andata, proprio mentre la partita stava per finire e forse avremmo potuto segnare. Avrei saputo più tardi che nei 5 minuti successivi ne avevamo presi due, perdendo malamente.

Mentre procedevo al buio in uno stretto corridoio sotterraneo, abbandonato da millenni, me la trovai praticamente tra le braccia. Seguì un furioso rapporto sessuale dal quale non mi sono più ripreso e che fu causa, ne ho quasi certezza, della prima gravidanza di Alice. O almeno lo penso tutte le volte che scopro Antonio, il nostro primo figlio, armeggiare intorno ai fili della luce o giocare con le prese della rete elettrica. Anche Paolina, Giovanni, Silvia prima e Silvia seconda hanno tutti una particolare attrazione per le reti e tutto quanto le concerne.

Il giorno stesso che la conobbi, Alice volle vedere l’appartamento in cui vivevo e vivo tuttora con lei. Mi parve il minimo acconsentire, dopo che si era fatta possedere in tutti i modi, riparando anche il guasto che aveva spento la luce in casa, senza pretendere altro in cambio che una semplice visita.

Appena entrata e prima di farsi prendere ancora due volte, una sul divano in salotto e l’altra sul mio letto, Alice mi fece sapere che lavorava per l’ente energetico, avvisandomi che poteva avere un gran numero d’informazioni sulle abitudini dei clienti e quindi anche su di me. Lo disse per mettermi in guardia, ma all’epoca non potevo pensare che ci fossero notizie in giro su me che mi potevano danneggiare.

Comunque Alice non era stata l’unica prima di Roberta a mettermi in guardia. Potrei fare il nome di Camilla, che lavorava nell’ufficio postale vicino casa, di Carla la direttrice della filiale della mia banca e di Albertina, impiegata all’anagrafe del Comune. Non avevo espresso alcun consenso formale al trattamento delle informazioni che mi riguardavano, ma con tutte ero stato a letto più volte ed ognuna mi aveva informato di avere accesso alla Banca dei Dati.

Avrei dovuto capire le conseguenze di trovarmi dentro una rete. Ogni tanto avvertivo perfino dei sottili impulsi elettromagnetici, sospettando di cosa si trattasse. Dio sapeva tutto di me, perfettamente onnisciente e potente. E loro trasferivano alla Banca dati ogni più piccolo moto del mio corpo e dell’anima. Tenevano la contabilità di tutto quanto. E per essere sicure, ogni volta che prendevano da me le informazioni volute, si facevano possedere in segno di autorizzazione al trattamento dei dati. Li affidavano poi all’angelo che veniva a visitarle in mia assenza e che provvedeva a trasmetterli a Dio, Nostro Signore, nella cui mente venivano confrontati ed elaborati.

Dio sa tutto di noi. Dunque sapeva anche che avrei incontrato Roberta, quella sera. Probabilmente ne aveva avuto notizia da lei stessa. Anzi era lui che la mandava da me. Come già, ne sono ormai sicuro, aveva fatto con Albertina, con Carla, con Camilla. E prima ancora con Alice. Caso strano quando si fece avanti Roberta avevo appena saputo dell’ultima gravidanza di Alice. Anche Albertina, Carla e Camilla, in quei giorni, mi avevano cercato per dirmi che aspettavo un figlio da loro. E come Alice avevano voluto un incontro immediato, nel quale avevano fatto di me tutto quello che volevano, facendosi possedere con furia più volte. Ribadendo il fatto che il trattamento dei dati era comunque autorizzato.

Anche il mio confessore, perfettamente informato dei miei peccati, mi aveva fatto presente che avrebbe trasmesso ogni notizia direttamente a Dio. « Egli comunque tutto sa tutto vede, figliolo », aveva detto, « ma se lo confessi a Lui tu stesso, per il tramite del suo umile servitore, non mancherà il Suo perdono ». Credo di avere firmato qualcosa al riguardo, anche se non so bene che cosa.

Nei fili del telefono, o in quelli della luce, all’interno del cellulare o del mio pc si annida un potente microfono dal quale Lui mi ascolta e registra ogni cosa.

Ci sono donne, ci sono preti che vogliono che io confessi i miei peccati, ma io so che Lui già li conosce. Sono tutti nella sua Banca dati. Lui sa perfino i peccati che sto per commettere. Per esempio sapeva da prima che avrei voluto prendere Roberta contro natura. Avrà certamente sentito una delle nostre conversazioni, nelle quali lei mi diceva che non le piace essere presa così e da allora non ho fatto altro che pensare al piacere che mi darebbe penetrarla in quel modo, contro natura e contro la sua volontà. E so che anche lei in realtà ci pensava.

Ma Dio non vuole che noi siamo sessualmente felici. Egli mi manda donne compiacenti solo per alimentare la mia lussuria, ben sapendo che in questo modo vorrò sempre qualcosa in più, il mio desiderio non sarà mai soddisfatto e per mezzo di quello mi terrà suo schiavo. Lui vuole la mia libertà ed il mio seme, per generare figli che siano anch’essi Sue creature. A questo servono le donne, non al piacere.

Quando Roberta arrivò sentii i soliti impulsi elettromagnetici. Lei era decisa a farsi possedere, come le altre, lo capii subito da come mi guardò negli occhi e soprattutto da come toccò il mio sesso, liberandolo presto da ciò che lo nascondeva alla sua vista.

Giurò che era casta, ma che da quando sapeva della mia esistenza aveva iniziato a desiderare di essere presa contro la sua volontà. Odiava la mia storia infame, ma mi implorava di trascinarla nell’abisso. "Gettami nella vergogna del peccato ! » gridava mentre la possedevo contro natura.

"Chi sei?" mi chiese Roberta quando ebbi finito. Mi stupii per la domanda. Forse era un tranello, perchè ogni cosa di me era nota. Non poteva non sapere chi sono. Avesse detto « chi non sei » avrei capito, ma chiese proprio « chi sei ? »

In quel punto si accese lo schermo del computer sulla mia scrivania e comparve il logo della Banca dati di Dio. « Roberta » disse una voce, « Non importa chi è lui ma il suo seme. Sarai per sempre dannata per avere goduto con lui contro natura. »

Roberta mi implorò con lo sguardo. Mi atterrì il suo terrore. « Sei dannata. Mi ha fatto piacere incontrarti. Ma il mio seme è finito » non trovai altre parole che queste.

Un angelo allora apparve con la sua spada di fiamma e tagliò in due Roberta gettando la parte di sinistra nel fuoco della Geenna e quella di destra dandola in pasto ai cani.

Comparvero Alice, Carla, Albertina e Camilla « Poverina » dicendo, alla vista di quello scempio, ma l’angelo fece lo stesso con loro, non riuscendo più a trattenere la sua ira.

Poi si rivolse a me : « Tu hai dubitato che la Banca Dati e Dio siano la stessa cosa ».

Era vero. Avevo pensato di Dio che fosse puro Amore inconsapevole innocente, privo di calcolo. Anche di Alice, Camilla, Albertina e Carla l’avevo pensato. Ma Dio era Calcolo Puro.

Dati Sensibili Autorizzati e Trattati per un attimo aleggiarono nella stanza, accompagnati dai consueti impulsi elettromagnetici.

Per non avere capito, per aver dubitato, per aver creduto nell’impossibile amore, nell’inconsapevole compenetrarsi dei corpi e delle anime, per tutto questo ero dannato. Anche Roberta lo era, poichè si era data, prescindendo dal seme. Chiedendo amore inconsapevole e di essere presa dalla parte sbagliata. Tradendo la missione che dio le aveva affidata di raccogliere il mio seme dentro l’ampolla santa e custodirlo dentro di sé, unitamente al consenso al trattamento dei dati sensibili. E aveva preso piacere da quello che le davo.

Anche per me possederla contro natura perdendo ogni consapevolezza di me e di lei era stato particolarmente bello e piacevole. Ora toccava pagare.

Guardai l’angelo. Aveva ali stanche. Al suo fianco una fila di monaci silenziosi col capo cosparso di cenere. E un vigile urbano. Prima di finire nel fuoco eterno, deluso di me stesso, dovetti riconoscere pubblicamente il mio peccato e che Dio e gli Angeli esistono. Il vigile annuì, prendendo nota del consenso prestato al trattamento dei dati.



10/1/2016



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