Ho cercato di alzarmi sulle ginocchia e poi in piedi, ma pattinavo sul pavimento reso scivoloso dal sangue. Ce n’era ovunque, per terra, sulle pareti, sopra il bancone del chek in. Il mio sangue.
Cosa ci fosse prima del gran botto non ricordo. Qualcuno aveva urlato: Allahu akbar! Je vous tue tous! Ora c’erano solo lamenti soffocati, suoni ovattati. Ronzio e dolore acutissimo all’orecchio destro.
Un fantasma senza occhi imbracciando un mitragliatore con mirino ad infrarossi, come quelli che si vedono nei film di guerra, mi è passato davanti. Puntava oltre il fumo e la polvere. Era un lupo calmo e feroce che si muoveva elastico tra cadaveri borsoni e valige esplose con il loro contenuto di membra spezzate e biancheria. Per un attimo ho visto che il lupo puntava la sua arma verso di me, poi è andato oltre la barriera di polvere e fumo.
Cosa ci fosse prima del gran botto non ricordo. Qualcuno aveva urlato: Allahu akbar! Je vous tue tous! Ora c’erano solo lamenti soffocati, suoni ovattati. Ronzio e dolore acutissimo all’orecchio destro.
Un fantasma senza occhi imbracciando un mitragliatore con mirino ad infrarossi, come quelli che si vedono nei film di guerra, mi è passato davanti. Puntava oltre il fumo e la polvere. Era un lupo calmo e feroce che si muoveva elastico tra cadaveri borsoni e valige esplose con il loro contenuto di membra spezzate e biancheria. Per un attimo ho visto che il lupo puntava la sua arma verso di me, poi è andato oltre la barriera di polvere e fumo.
Ti hanno colpito! ho sentito dire da qualcuno dietro le mie spalle. Cazzo! Mi hanno colpito, ho pensato. Ero seduto, ma non stavo comodo. Allora mi sono adagiato lentamente su un lato.
Sono venuti a soccorrermi. Non dovevo essere un bello spettacolo. Secondo me, prima di allora non ne avevano visti molti ridotti in quel modo. Hanno cercato di girarmi e di rimettermi seduto, poi di alzarmi per trascinarmi qualche metro. Credo che l’idea fosse quella di caricarmi sopra un carrello dei bagagli e portarmi via da quel macello. Se me lo avessero chiesto avrei detto loro che stavo bene anche lì dov’ero.
Il dolore? A parte l’orecchio, non sentivo nulla, ma ho capito che la cosa era grave quando ho visto il mio piede sinistro che era rimasto indietro, tre metri più in là con tutta la scarpa. Era stata certamente una raffica sparata dopo l’esplosione. Credo sia stato a quel punto che ho deciso di svenire.
Quando mi sono svegliato il primo pensiero è stato che avevo perso l’aereo e probabilmente anche il lavoro. Non si può mancare il primo giorno di un nuovo lavoro, non c’è ma che tenga.
Un piede è rimasto all’aeroporto, ma l’altro erano riusciti a salvarlo. Qualcuno mi ha spiegato quanto ero stato fortunato. Avevo perso un mare di sangue, ma ero vivo. Inutile domandarsi perché. Avrò tutto il tempo per pensare, domani.