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Perchè?

Ho cercato di alzarmi sulle ginocchia e poi in piedi, ma pattinavo sul pavimento reso scivoloso dal sangue. Ce n’era ovunque, per terra, sulle pareti, sopra il bancone del chek in. Il mio sangue. 
Cosa ci fosse prima del gran botto non ricordo. Qualcuno aveva urlato: Allahu akbar! Je vous tue tous! Ora c’erano solo lamenti soffocati, suoni ovattati. Ronzio e dolore acutissimo all’orecchio destro.
Un fantasma senza occhi imbracciando un mitragliatore con mirino ad infrarossi, come quelli che si vedono nei film di guerra, mi è passato davanti. Puntava oltre il fumo e la polvere. Era un lupo calmo e feroce che si muoveva elastico tra cadaveri borsoni e valige esplose con il loro contenuto di membra spezzate e biancheria. Per un attimo ho visto che il lupo puntava la sua arma verso di me, poi è andato oltre la barriera di polvere e fumo.

Ti hanno colpito! ho sentito dire da qualcuno dietro le mie spalle. Cazzo! Mi hanno colpito, ho pensato. Ero seduto, ma non stavo comodo. Allora mi sono adagiato lentamente su un lato. 
Sono venuti a soccorrermi. Non dovevo essere un bello spettacolo. Secondo me, prima di allora non ne avevano visti molti ridotti in quel modo. Hanno cercato di girarmi e di rimettermi seduto, poi di alzarmi per trascinarmi qualche metro. Credo che l’idea fosse quella di caricarmi sopra un carrello dei bagagli e portarmi via da quel macello. Se me lo avessero chiesto avrei detto loro che stavo bene anche lì dov’ero. 
Il dolore? A parte l’orecchio, non sentivo nulla, ma ho capito che la cosa era grave quando ho visto il mio piede sinistro che era rimasto indietro, tre metri più in là con tutta la scarpa. Era stata certamente una raffica sparata dopo l’esplosione. Credo sia stato a quel punto che ho deciso di svenire. 
Quando mi sono svegliato il primo pensiero è stato che avevo perso l’aereo e probabilmente anche il lavoro. Non si può mancare il primo giorno di un nuovo lavoro, non c’è ma che tenga. 
Un piede è rimasto all’aeroporto, ma l’altro erano riusciti a salvarlo. Qualcuno mi ha spiegato quanto ero stato fortunato. Avevo perso un mare di sangue, ma ero vivo. Inutile domandarsi perché. Avrò tutto il tempo per pensare, domani.

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TRADUZIONI. SHAKESPEARE SONETTO 73

Quello che in me vedi è il tempo dell'anno In cui ingiallite foglie pendono dai rami e cadono rabbrividendo incontro al gelo nude rovine ove già cantavano gli uccelli. Quello che in me vedi è il crepuscolo del giorno Che ad occidente svanisce nella sera e piano piano la notte nera inghiotte ombra di morte in cui tutto si placa. Quello che in me vedi è il brillar del fuoco che tra le ceneri di gioventù giace come sul letto di morte in cui ha fine oggi consunta da ciò che la nutriva un dì. Questo di me tu vedi che l'amore tuo accresce Perché meglio tu possa amare chi lascerai tra poco. That time of year thou mayst in me behold,  When yellow leaves, or none, or few do hang  Upon those boughs which shake against the cold,  Bare ruined choirs, where late the sweet birds sang.  In me thou seest the twilight of such day,  As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self that seals up all in rest.  In me thou

Aquila di Lord Alfred Tennyson

Con artigli deformi la rupe afferra; Intima del sole su desolata terra ella si leva e l'azzurro mondo la rinserra. A lei s'inchina la superficie increspata; Dai suoi montani spalti ella scruta Ed è come la folgore precipitata. He clasps the crag with crooked hands; Close to the sun in lonely lands, Ringed with the azure world, he stands. The wrinkled sea beneath him crawls; He watches from his mountain walls, And like a thunderbolt he falls. ©trad.Bruno Martellone- Treviso, 3/3/2012

Shakespeare - Sonetto 35 (traduzione)

Per ciò che hai fatto non ti crucciare Le rose hanno spine, fango le fonti Eclissi e nubi coprono la luna e il sole Nella più dolce rosa un verme vive. Sbagliano tutti ma fu mio errore  difendere te frodando me stesso  Ora per scagionarti vado in rovina giustificando una colpa senza scuse. E poiché sono complice del tuo peccato sono ad un tempo tuo contraddittore E tuo avvocato e di me stesso accusatore E tanto in me duellano odio e amore Che contro la mia volontà faccio il palo alla dolce ladra che spietata mi deruba.