Tempo fa, sotto un cumulo di altri libri impolverati, mettendo ordine nello studio che per decenni fu di mio padre, ho trovato un suo manuale dei tempi della facoltà di Legge. E' una raccolta di leggi costituzionali del "regno d'Italia". Il professore di papà in questa materia era Carlo Esposito, come più volte mi disse e le lezioni nell'università patavina occupata dai nazifascisti, alle volte si tenevano a porte chiuse. Troppo scottanti i temi. Esposito infatti dubitava della legittimità del regime mussoliniano sulla base dello Statuto Albertino e qualche fanatico fascista avrebbe potuto tradirlo e denunciare lui e gli studenti partecipanti come "traditori" (ironia di quei tempi). Dopo la guerra Carlo Esposito è rimasto famoso perchè sostenne la tesi che l'esito del referendum istituzionale andava interpretato a favore della Monarchia. Giurista di formazione liberale, ma estraneo agli schieramenti politici dell'epoca, fu tra i primi commentatori e critici della nuova costituzione.
Oggi sfoglio il libro di mio padre e con tenerezza scorro le note di un giovane studente di giurisprudenza scritte a margine col lapis. Riconosco la scrittura di mio padre, appena un po' più rotonda e scolastica di quella che assumerà nei suoi anni maturi. Poi con emozione scopro tra pagina 16 e pagina 17, nel capitolo dedicato alla legge istitutiva del "Gran consiglio del fascismo" (organo sulla cui importanza nel vigente ordinamento costituzionale Esposito aveva particolarmente soffermato la sua attenzione) un opuscolo dalla carta sottile e ingiallita "Idee ricostruttive della democrazia cristiana". Vi si parla di nuova costituzione, di Nazioni Unite e di pace, di democrazia economica e di Regioni. Di libertà e di giustizia. Stampa clandestina, non c'è il nome dell'editore nè della stamperia. Un opuscolo di propaganda antifascista che poteva costare caro se anche solo ne venivi trovato in possesso.
Papà non fu mai democristiano, ma certo quell'opuscolo fu letto e scrutato con interesse e qualche tremore e contribuì alla sua formazione antifascista di futuro partigiano combattente nelle file di Giustizia e Libertà e nel Partito d'azione di Silvio Trentin. La sua scelta giellista maturava in quei giorni a contatto con Maestri come Norberto Bobbio ed Enrico Opocher. Roba rivoluzionaria, da nascondere dentro vecchi libri sepolti sotto la polvere.
Oggi sfoglio il libro di mio padre e con tenerezza scorro le note di un giovane studente di giurisprudenza scritte a margine col lapis. Riconosco la scrittura di mio padre, appena un po' più rotonda e scolastica di quella che assumerà nei suoi anni maturi. Poi con emozione scopro tra pagina 16 e pagina 17, nel capitolo dedicato alla legge istitutiva del "Gran consiglio del fascismo" (organo sulla cui importanza nel vigente ordinamento costituzionale Esposito aveva particolarmente soffermato la sua attenzione) un opuscolo dalla carta sottile e ingiallita "Idee ricostruttive della democrazia cristiana". Vi si parla di nuova costituzione, di Nazioni Unite e di pace, di democrazia economica e di Regioni. Di libertà e di giustizia. Stampa clandestina, non c'è il nome dell'editore nè della stamperia. Un opuscolo di propaganda antifascista che poteva costare caro se anche solo ne venivi trovato in possesso.
Papà non fu mai democristiano, ma certo quell'opuscolo fu letto e scrutato con interesse e qualche tremore e contribuì alla sua formazione antifascista di futuro partigiano combattente nelle file di Giustizia e Libertà e nel Partito d'azione di Silvio Trentin. La sua scelta giellista maturava in quei giorni a contatto con Maestri come Norberto Bobbio ed Enrico Opocher. Roba rivoluzionaria, da nascondere dentro vecchi libri sepolti sotto la polvere.