Non è inizio d’estate questo caldo improvviso
Venuto col primo temerario sole d’aprile
Che scintilla baluginando nella pioggia verticale
Il traffico della sera giù nella strada
L’aria che sale dalla città crepuscolare
Confusione di stoviglie al piano di sopra
Odore di pesce arrostito e di vino
Il quotidiano assillo è interrotto da un palpito
Inaspettato: un pensiero d’amore.
Ti penso e - forse è vero - anche tu mi pensi.
E mi chiedo: perché?
Perché sono sempre più uniti i miei pensieri
Ai tuoi? Perché mentre mi parli di cose che so,
Sento l’altra tua voce, quella con cui a volte
Comunichi senza lasciare andare le parole
Quella che mi sussurra cose che non so
All’orecchio, piano che nessun altro senta?
Perché è diventata assurda l’idea
Di potere stare lontano da te?
Ecco, poco fa per esempio
Mi sembrava la tua voce alla radio
Ma forse tu canti con più cuore e forse
Non è canto questo che viene a tratti
Ma piuttosto pianto triste trattenuto
Come di gravida senza speranza di vita
Partoriente cui la nascita è negata.
Io potrei – l’ho pensato in silenzio:
Non sono questi pensieri che si dicono -
Io potrei esserti figlio, mi piacerebbe
Averti madre e forse tu ne hai bisogno
E quel canto o quel pianto vorrei che fosse
Come il canto di mia madre
Per poterti essere figlio, come tu vuoi.
Sarebbe forse la fine di una guerra.
Pensiero assurdo, mio e forse anche tuo
Inconcepibile come la pioggia che ora scende
Contraddicendo il sole d’aprile
E anzi sembra che risalga al cielo,
Vincendo la gravità di ciò ch’è stato
Diventando vapore, impalpabile nube.
Venuto col primo temerario sole d’aprile
Che scintilla baluginando nella pioggia verticale
Il traffico della sera giù nella strada
L’aria che sale dalla città crepuscolare
Confusione di stoviglie al piano di sopra
Odore di pesce arrostito e di vino
Il quotidiano assillo è interrotto da un palpito
Inaspettato: un pensiero d’amore.
Ti penso e - forse è vero - anche tu mi pensi.
E mi chiedo: perché?
Perché sono sempre più uniti i miei pensieri
Ai tuoi? Perché mentre mi parli di cose che so,
Sento l’altra tua voce, quella con cui a volte
Comunichi senza lasciare andare le parole
Quella che mi sussurra cose che non so
All’orecchio, piano che nessun altro senta?
Perché è diventata assurda l’idea
Di potere stare lontano da te?
Ecco, poco fa per esempio
Mi sembrava la tua voce alla radio
Ma forse tu canti con più cuore e forse
Non è canto questo che viene a tratti
Ma piuttosto pianto triste trattenuto
Come di gravida senza speranza di vita
Partoriente cui la nascita è negata.
Io potrei – l’ho pensato in silenzio:
Non sono questi pensieri che si dicono -
Io potrei esserti figlio, mi piacerebbe
Averti madre e forse tu ne hai bisogno
E quel canto o quel pianto vorrei che fosse
Come il canto di mia madre
Per poterti essere figlio, come tu vuoi.
Sarebbe forse la fine di una guerra.
Pensiero assurdo, mio e forse anche tuo
Inconcepibile come la pioggia che ora scende
Contraddicendo il sole d’aprile
E anzi sembra che risalga al cielo,
Vincendo la gravità di ciò ch’è stato
Diventando vapore, impalpabile nube.